e l'animali sunnu a genti d'intra che si movi.
A genti, che chiù che viveri, sopravvivi.
A genti che chiù che viviri, ci sguazza ta sti acqui di mare ranni
chini di ben di Dio ...
cu tanta tali fretta chi a voti mancu iddi senn'accorgiunu ...
Lungu currenti che non sunnu d'aria ma di ciumi
che passunu sutta li stradi, i giardini, e li stissi palazzi.
ma chiddu che non mi scoccia, anche picchi u sacciu com'e',
mi pari di sintiri ancora i rumuri, di sentiri, l'acqua che ci passa
di sutta u solu, duru, murmuriannu versi chi tanti ancora non capisciunu.
solo che i palazzi ricordano in vari modi, gli alberi
e gli animali sono la gente che d'entro ci vive
La gente che più che vivere sopravvive
La gente che più che vivere ci naviga dentro questo mondo
ricco di bene di Dio.
con quella tale fretta che alle volte neanche loro se ne accorgono.
lungo correnti che non sono d'aria ma di fiume
che scorrono sotto le strade, i giardini e gli stessi i palazzi.
ma quel che non mi da fastidio, anche perché lo so com'è,
mi sembra di sentire ancora se ci penso i rumori,
l'acqua che ci passa sotto il suolo, e che mormora versi che risultano a momenti incomprensibili.