Quelle volte che le tue parole non mi raggiungevano,
ero il primo io a dovermi ritrovare
e poi,
la tua pagina bianca e assente.
afferrasse la mente
e lo incatenasse tra gli altri sparsi pensieri.
neppure pronunziare potevo se non d'un fiato,
così come se lo stessi bevendo tutto d'un sorso.
e ti sarai calata nel tuo lavoro con tanta lena e rabbia,
da non pensarci nemmanco.
facevo visita alla tua pagina assente non sorda al mio richiamo;
un altro un giorno di vita rubato ai miei anni ormai scontati.
di Francesco Currò
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