Ho visto il volto della felicità celato dietro una maschera che mi ricordava
le feste della Venezia antica:
graziosa e con gli occhi che trasparivano da due piccole cavità ovali,
orlate ai lati, di lucentissime ombre con brillantini sparsi,
una penna di piume, incantevoli colori sgargianti.
La maschera era tenuta al viso con la mano tramite una bacchetta lunga legata ad essa saldamente.
Aveva un corpo slanciato ed un profilo flessuoso e dei capelli che si calavano dal viso con delle splendide fronde ondose.
Mi osservava insistentemente nella sala affollata, " ero il solo a cui volgeva lo sguardo".
Fui sopraffatto dallo stupore che lei mi creava. Mi avvicinai a lei con fare ardito, fissandola così come lei fissava me "direttamente sugli occhi".
Le stetti qualche attimo è non parlai. ero ad una distanza davvero ravvicinata.
Le spostai la maschera, e fu da quell'istante che i miei occhi si abbagliarono
ed io non vidi più nulla, se non il fascino della sua bellezza, più inverosimile,
al di là di ciò che si possa considerare per
bello"convenzionalmente.
Ero felice e stavo bene ed mi prese una tranquillità interiore mai provata.
Non si sorprese di ciò che avevo appena fatto. Era come se in cuor suo se lo aspettava e quindi non parlò, sorrise semplicemente e richiuse, dietro di se la maschera veneziana poi andò via senza più girarsi indietro per guardare.
di Francesco Currò
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